Pollena Tocchia: il paese che non c’è… o forse si?

Cosa potremmo fare in un luogo che non esiste...

Sono arrivato a Pollena Trocchia nel 1978. Quando mio padre portò la notizia che ci saremmo trasferiti a Pollena Trocchia i miei nonni credettero in una battuta. Mio padre dovette prima superare l’incredulità degli altri per renderli partecipi della sua nuova impresa, potrei anche dire la sua grande impresa. Crescendo ho sperimentato anche io la stessa posizione di mio padre… ma chi di noi non l’ha vissuta almeno una volta?

Pollena Trocchia, per i napoletani è il paese che non esiste. È così! Ora… se fino a prima dell’avvento di intenet e della globalizzazione questa collocazione sarebbe potuta apparire come un handicap insopportabile, oggi che siamo tutti profondamente connessi, tuttologi per definizione, un luogo che non esiste ci torna utile. Molto utile! Torna utile all’uomo contemporaneo che vive prigioniero delle sue connessioni, dei suoi dispositivi elettronici (anche quelli a Pollena Trocchia si sentono inadeguati). Da quando siamo possessori di uno smartphone è impossibile sparire nel nulla per più di 10 minuti, senza che qualcuno inizi a temere il peggio; non sappiamo più perderci in strade sconosciute. Quando ci capita diamo la colpa al navigatore, più che ringraziare il caso per averci sorpreso per averci portato in un luogo inatteso. Viviamo continuamente in un loop di controllore e controllato che non ci lascia più lo spazio per il sano niente.

Trovo indispensabile poter contare su un luogo come Pollena Trocchia. Un luogo che non esiste mi da la speranza che non tutto è perso; che c’è ancora qualche spiraglio per perdersi e scoprire che infondo insieme a noi stessi ci stiamo bene… da Dio, e così, forse ci torna anche la voglia di voler incontrare l’altro. Ora, non è che la penso come un discutibile personaggio di una famosa serie TV che dice: “l’omm ca po’ fa a meno ‘e tutt’ cos’ nun ten paura e nient'”. NO! Dico che abbiamo tutti bisogno di vuoti, anche se spesso non ce ne accorgiamo, risucchiati come siamo dal quotidiano e dal copione delle nostre abitudini. Abbiamo bisogno di vuoti carichi di senso e privi di attese, speranze… desideri (di quelli, a volte, ne abbiamo fin troppi, al punto da non sapere più quale sia quello che desideriamo veramente).

La storia degli uomini è piena di finis terrae, raggiunti e superati da slanci eroici, da una curiosità insaziabile o da una fede incrollabile. I finis terrae geografici, forse sono stati tutti superati… sfatati; ma ne restano di altrettanto profondi e remoti, che chiedono imprese altrettanto ardite. Pollena Trocchia può essere questo: il luogo dove costruire quelle galee, quegli aquiloni che ci portino verso i confini della comprensione della nostra contemporaneità.

Un posto vuoto pieno di significanza, Pollena Trocchia è anche questo. Un posto dove ogni pensamento può trovare uno spazio metafisico indispensabile per leggere il territorio, la comunità, il suo presente e costruire un futuro consapevole. Abbiamo solo da iniziare ad albergare quel vuoto con personalità e consapevole responsabilità.

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